graffito

graffito s. m., pl. graffiti 1. artig. 1550. Qualunque segno inciso, scalfito su una superficie, spec. di pietra, metallo, intonaco e sim. 2. arte / arch. Tecnica pittorica diffusa nel XV e XVI secolo, impiegata specialmente per la decorazione di facciate e pareti di palazzi. (GDU).

F

I. graffiti s. m., pl. -, anche -is 1. pl. arte / arch. 1856 (titolo Graffiti de Pompéi, 1878 sgraffite, graffite). Iscrizione, disegno tracciato nell’antichità su muri, monumenti. 2. pl. est. urban. 1917. Iscrizione, disegno, spesso volgare, scarabocchiato sui muri o monumenti pubblici. 3. sing. collettivo urban. 1968. Riferimento alle scritte anarchiche del periodo. (TLF).

II. graffite s. m. 1. stor. 1932. Nell’antichità, iscrizione su muri, monumenti. 2. artig. Ca. 1975. Iscrizione spesso su ceramica, fatta prima della cottura. (TLF; GR).

I

graffito [grəˈfiːtəʊ] s., pl. -ti 1. arte / arch. 1851. Graffito (tecnica). 2. urban. Fine sec. XX. Graffito (ogni scritta fatta su un muro o su un monumento) (OED; Iam., p. 101 e 115; ODF). Derivazioni/Composti: to graffiti v. urban. 1987. Realizzare graffiti; scrivere come nei graffiti.

T

I. Graffito s. m., anche n., gen. -(s), pl. -ti 1. artig. 1825. Graffito (segno inciso). 2. fam. / colloq. arte / arch. 1825. Graffito (tecnica pittorica) (DuF; HeyseKFwb).

II. Graffiti < ingl. (Kluge) graffito